...Corti a parole...


Elettroliti forti è la definizioe chimica che si attribuisce alle molecole quando la loro dissociazione molecolare è completa, ovvero se tutte le molecole si dissociano. Con la scelta di aprire questo blog noi vogliamo dire che ci dissociamo dalla distruzione del sapere in un'Italia portata all'arresto culturale. Ci dissociamo per unirci e portare avanti un progetto culturale aperto ad ogni forma comunicativa. Per riprenderci il sapere e trovare uno spazio dove poterlo esprimere, condivere e far crescere. E' una nostra esigenza ma è anche una forma di dovere per raggirare il senso di impotenza che si prova di fronte ad una cultura italiana in declino.

lunedì 30 maggio 2011

Scorci da Istanbul...

Salgo nell’autobus per Kadikoi e già la guida non si smentisce: chiuse le porte, mezzo carico di gente, pochi appigli per tutti.. ed ha inizio la spericolata attraversata, tra porte aperte in corsa, dialoghi a me incomprensibili tra autista e passeggeri, fermate prenotate da parole, sorpassi a destra, inchiodate fortuite. Fuori: il traffico assordante (il clacson pare qui essere un’innovazione piuttosto recente), cani scodinzolanti agli incroci, in mezzo alle rotonde, un po’ ovunque.
Cerco una sorta di equilibrio, racimolando le poche forze post viaggio,
capendo che il più mi sta solo attendendo. Poi una mano tesa verso un ragazzo senza appoggio, in balia delle “prodezze” del guidatore, viene offerta come sostegno da parte di un signore sulla quarantina, sorridente, disponibile. Una gentilezza quasi imbarazzante, vista con gli occhi di un nordico.
Arrivati al porto, un traghetto c’attende per attraversare il Bosforo e approdare nella parte occidentale. Un fottio di gabbiani accompagna la nostra rotta, un indaffarato signore fa su e giù tra un piano e l’altro dell’imbarcazione, per vendere tè ai passeggeri, servito in piccole tazzine a mo’ di anfora: da qui in poi lo ritroverò dappertutto, a colazione, dopo un kebap , fumando il narghilè. La loro bevanda preferita!
Mezz’ora scarsa di attraversata ed eccoci a Eminönu, il porto d’occidente.
Scendiamo e di nuovo a lottare con il traffico dell’ora di punta, obiettivo: attraversare una strada a 4 corsie senza strisce né semafori, unica soluzione: buttarsi.
Arrivati al lato opposto ci addentriamo nel cuore di Sultanhamet, centro storico di quella che un tempo fu Bisanzio.. e subito hanno inizio le infinite bancarelle e venditori sinistri con svariati cellulari alla mano, pronti alla vendita. Se il tuo sguardo persiste per più di venti secondi, sei spacciato.
L'hotel che c'accoglie è un due stelle, molto sobrio, piccolino, incastonato in una viuzza seminata di dislivelli, asfalto dissestato, edifici diroccati, semi arsi da chissà quale incidente. Il ragazzo della reception pronto a consegnarci le chiavi della camera, si improvvisa pure come facchino, prende il mio bagaglio e nel contempo ci mostra la nostra stanza.

La gentilezza incondizionata è uno dei leitmotiv di questa città, dal bar più periferico al ristorante chic, senza alcuna differenza. Forse hanno adottato appieno uno dei segreti più persuasivi del commerciante doc (almeno, per persone come me, fa un certo effetto), o forse appartiene ai loro avi e si continua a tramandare di DNA in DNA. Ma tralasciando questo futile interrogativo, ciò che conta è che infonde una squisita agiatezza e familiarità, nonostante la diatriba tra musulmani e cristiani.
A Istanbul le moschee hanno soppiantato la maggior parte delle chiese cristiane. Con l'avanzata ottomana nella metà del quattrocento, l'Impero Romano d'Oriente è definitivamente caduto e con esso la sua capitale Costantinopoli. La chiesa dedicata alla Divina Sapienza “Hagia Sophya” mantenuta oggigiorno in “Aya Sofya”, è divenuta moschea e simbolo della città.
Atterrando nell'aeroporto di Ataturk, ossia nella parte asiatica, è comunque possibile passare la frontiera con il solo documento d'identità (almeno per i paesi, come l'Italia, convenzionati), poiché la Turchia è per metà europea. Nonostante ciò, la cultura medio orientale è preponderante : se da una parte c'è la metropoli che tende verso l'occidentalizzazione, dall'altra persistono le leggi dell'Islam, le quali impongono ad esempio la sottomissione femminile.
Anche se turista, mi è capitato svariate volte di sentirmi come bloccata dentro questa visione arcaica e ingiusta; gli sguardi insistenti degli uomini (anche essendo accompagnata da un ragazzo) mi hanno fatto sentire più volte a disagio.
Altro elemento discrepante dal nostro continente è indubbiamente la lingua: speranzosa di poter usufruire delle mie modeste conoscenze d'inglese, in realtà ho appurato che preferiscono (e in alcuni casi comprendono molto meglio) l'italiano, di cui apprezzano oltretutto la cultura: non ho incontrato un turco che non sia stato a Venezia, Milano, Firenze o Roma.
Riguardo a specialità culinarie, la città propone sopra ogni altra cosa il kebap: ma, a differenza di quello che possiamo trovare in Italia, è sicuramente meno condito, poche salse, sorprendentemente più leggero! La verdura inoltre è molto gradita e naturalmente, come ogni luogo di mare, il pesce: grigliato in strada, nelle zone portuali, o gli stessi pescivendoli con ristorante annesso, è sempre fresco e pure economico. E se volete prenderlo a passeggio, a Istanbul è possibile: infatti nei pressi dei vari porti si trovano chioschi che vendono ilpanino col pesce. Io l'ho assaggiato e lisca a parte (fate molta attenzione) è davvero gustoso.
Tralasciando il benessere del palato, come fare a meno di sottolineare il lato economico che ahimè non può non essere preso in considerazione per qualsiasi viaggio; bene a Istanbul state tranquilli che è più o meno tutto dimezzato: per farvi capire 1 lira turca corrisponde su per giù ai nostri 50 cent, il loro costo medio di un kebap è di 2/3L!

di K.R.

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